Riapre al pubblico dopo un restauro completo delle strutture e degli apparati decorativi parietali e pavimentali il settore nord-occidentale dell’insula 2 della Regio VIII, affacciato sul Foro con i tre Edifici Civili e su via delle Scuole con il grandioso complesso residenziale della cosiddetta domus dei Mosaici Geometrici.
Nota già dalla prima metà dell’Ottocento e riportata interamente in luce nei primi decenni del Novecento, la Casa del Mosaici Geometrici si presenta nella sua ultima fase di vita come un enorme complesso, dotato di oltre 60 ambienti articolati su terrazze che, appoggiandosi sulla cinta muraria e addossandosi ad essa, si affacciano in posizione panoramica sulla valle del Sarno. Il complesso nasce dalla fusione di più domus originariamente distinte, con ingresso da via delle Scuole, collegate mediante la realizzazione di un grandioso giardino porticato al piano terra e di corridoi, rampe e scale ai piani inferiori.
Indagini archeologiche condotte a partire dagli anni Trenta del Novecento fino ai saggi stratigrafici eseguiti nel corso del restauro ora concluso documentano le diverse fasi edilizie di queste strutture, il cui primo impianto risale al II secolo a.C., anche nel settore addossato alle mura di cinta, finora ritenuto assai più recente.
Il nome tradizionale della casa, domus dei Pavimenti a Mosaico o dei Mosaici Geometrici, è dovuto alla notevole quantità di mosaici conservati, sia monocromi bianchi sia a decoro geometrico bianco su fondo nero o nero su fondo bianco, come gli splendidi ornati a meandro delle due alae aperte sull’atrio.
Ai mosaici, appartenenti all’ultimo periodo di vita della casa, si affiancano numerosi pavimenti in graniglia bianca di calcare e soprattutto in cocciopesto, risalenti a una fase più antica; alcuni, di particolare pregio, sono decorati con tessere disposte a disegnare motivi geometrici, come in un ambiente bipartito da un tramezzo, o vegetali, come il rosone centrale di un grande vano nordoccidentale.
L’intervento di restauro appena concluso si è rivelato di grande interesse anche perché ha consentito di condurre indagini archeologiche che hanno gettato nuova luce sulla storia più antica di questo importante settore della città, a partire dal VI secolo a.C., epoca di datazione dell’edificio individuato, del quale sono stati riconosciuti almeno tre ambienti delimitati da muri in blocchi di pappamonte con spazi utilizzati anche per lavorazioni artigianali. L’edificio arcaico risulta abbandonato probabilmente nel corso del IV sec. a.C.
Altri rinvenimenti afferiscono a due pozzi relativi a botteghe artigianali, come già noto sul lato occidentale del Foro, in uso sino alla metà del II sec. a.C. quando vengono chiusi e l’area viene destinata ad altre attività. La messa in luce di piccoli setti murari di non facile interpretazione funzionale lascia ipotizzare che le botteghe attive in questa zona siano state sostituite, come avviene sui lati occidentale ed orientale del Foro, direttamente con edifici di tipo pubblico, forse con planimetria simile a quella attuale. A breve si prevedono la fine dei lavori e l’apertura al pubblico anche delle due domus di Championnet ai civici 1-2 e 3-5, la seconda collegata nel 79 d.C. alla Casa dei Mosaici Geometrici.